pagina ufficiale di Dario Saralvo 

Sono un appassionato di storia contemporanea e scienze politiche. attraverso questo blog vorrei condividere la mia passione con persone lontane e vicine. Scriverò di eventi che ormai appartengono al passato ma anche di ciò che accade oggi, offrendo le mie riflessioni e il mio punto di vista. Grazie per la visita.
 

-La prima repubblica: la fiamma tricolore, la croce, la falce e il martello.
Carissimi lettori bentrovati, in questo articolo vorrei parlarvi della prima repubblica, un termine coniato dai giornalisti dell’epoca per definire un periodo che va dal 1946 al 1994, in cui le forze progressiste e conservatrici, spesso unite all’interno della democrazia cristiana, si trovavano spesso e volentieri a dibattere su vari temi, quali l’idea di una famiglia tradizionale e i diritti dei lavoratori, ma anche la posizione dell'Italia in merito a diverse questioni internazionali.
Tra le file dei partiti che appoggiavano il conservatorismo nazionale e sociale, oltre che il tradizionalismo e la monarchia, non posso non citare, il Movimento sociale italiano-destra nazionale ( MSI-DN) fondato nel 1946 da vari personaggi, tra cui Giorgio Almirante e Arturo Michelini (entrambi conosciuti per il loro forte sostegno dato a Israele durante la Guerre dei sei giorni e dello yom kippur) che proprio come me amavano follemente la propria nazione. Il movimento fu per molti anni la fortezza della destra in Italia, più precisamente fino al 1995, anno in cui si disciolse per lasciare il posto ad Alleanza nazionale. Questo movimento ha sempre mantenuto buoni contatti con un altro partito molto potente all’epoca, ovvero il Partito monarchico nazionale (PMN), fondato nel 1946 da Alfredo Covelli ma mai disciolto ufficialmente e che acquisì diversi nomi durante la sua attività, come per esempio Partito monarchico popolare (PMP) o Partito democratico d’unità monarchica (PDIUM). Il Partito monarchico aveva come unico scopo quello di riportare l’Italia sotto la famiglia Savoia, una famiglia composta da traditori che fuggirono lasciando così in mano la nostra patria ai tedeschi e agli alleati che commisero innumerevoli atrocità. Molti esponenti durante la loro attività politica decisero di lasciare i monarchici per unirsi non solo al MSI, ma anche al Partito liberale italiano (PLI), terzo e ultimo partito del fronte conservatore, fondato ufficialmente nel 1922 da Emilio Borzino, nello stesso anno in cui sospese la sua attività politica a causa di discussioni interne al partito, che riprese poi nel 1946 sotto la guida di Enrico De Nicola e Luigi Einaudi, con una politica economica basata sul liberismo e sull’anti-comunismo. Il PLI venne sciolto nel 1994 non solo a causa della bassa rilevanza politica, ma anche per ll vergognoso scandalo di “mani pulite”.

 Questi partiti spesso si affrontavano tramite dibattiti su canali televisivi, con la sinistra che una volta era composta dal Partito comunista italiano (PCI), fondato nel 1921 da Amedeo Bordiga, e basato sugli stessi ideali che guidarono la Rivoluzione di ottobre. Dopo la Seconda guerra mondiale il partito venne preso in mano da Togliatti e Berlinguer che optarono per un socialismo democratico e costituzionalista a sostegno della classe operaia e degli anti-capitalisti, il PCI si sciolse nel 1991, a seguito della dissoluzione dell’Unione sovietica dando così vita ai partiti di sinistra attuali. Durante tutte le elezioni avvenute negli anni della prima repubblica c’era l’usanza che il PCI si presentasse con il Partito socialista italiano ( PSI) fondato nel 1892 da Filippo Turati come partito d’ispirazione marxista, con l'obiettivo di tutelare gli interessi della classe operaia e di attuare una serie di riforme sociali, ma dopo il 1980 con l’ingresso in politica di Bettino Craxi puntò ad una politica basata sul liberismo economico. Il partito si sciolse negli anni 90 a causa del suo coinvolgimento in tangentopoli. A fare da chiudi fila dei partiti di sinistra c’era il Partito radicale italiano (PR) fondato nel 1955 da Agostino Bertani e poi guidato da Marco Pannella. I radicali divennero subito famosi per le loro strategie, come per esempio gli scioperi della fame, con cui portarono avanti una serie di battaglie, alcune vinte, altre no, tra cui la legalizzazione dell’aborto, la legalizzazione delle droghe leggere, la lotta contro la pena di morte e per i diritti degli omosessuali. I radicali con l’avvento della seconda repubblica persero l’attenzione dell’opinione pubblica e finirono nel dimenticatoio.A riunire tutte queste forze sia di destra che di sinistra, c’era la conosciutissima Democrazia Cristiana (DC) fondata nel 1942 da Giuseppe Spataro, ma guidata da Alcide De Gaspari prima e da Aldo Moro poi. I democristiani basavano la loro ideologia non solo sul cattolicesimo ma anche sul socialismo e sul liberalismo, il partito si sciolse nel 1990, anch'esso a causa dello scandalo di tangentopoli.Per concludere vorrei non solo rinnovare il sostegno alle forze conservatrici, sia della prima che della seconda repubblica, ma anche invitarvi a riflettere sia sulla complessità che sulla importanza, e soprattutto sul fascino, della storia politica del nostro Paese, spesso sottovalutata.

Dario saralvo 

-ma cos'è la destra? cos'è la sinistra?... 

così cantava  Gaber

Carissimi lettori,le ultime elezioni parlamentari ed europee,mi hanno portato a comprendere non solo quanto sia importante avere una propria identità politica, ma anche quanto sia importante manifestarla tramite il voto. Ma come si può costruire la propria identità politica? Probabilmente la si può acquisire con l'analisi e lo studio di due correnti di pensiero molto diverse tra loro: la corrente conservatrice e quella progressista.La corrente conservatrice conserva la tradizione e l'identità, puntando non solo alla difesa della "sacra patria" ma anche della libertà individuale e al mantenimento dell'ordine sociale, con un'azione limitata da parte dello Stato sull’economia dei cittadini. Questa si contrappone alla corrente progressista, che afferma di sostenere i diritti civili e la lotta contro le disuguaglianze sociali, ma che in verità sostiene, oltre alle sfilate di dubbio gusto con annesse carnevalate (organizzate e compiute con lo scopo di ridicolizzare l’orientamento sessuale degli stessi partecipanti) e alle manifestazioni violente in favore dei terroristi palestinesi, anche la corruzione e l’odio politico.Il compito di portare avanti queste due visioni del mondo e della società lo hanno i partiti politici, che possono essere progressisti (quindi di sinistra) oppure conservatori (forze di destra). Ma quali sono i partiti politici di destra e di sinistra e chi sono i loro rappresentanti in parlamento?Tra i partiti conservatori, spesso filo-israeliani, che attualmente rappresentano la maggioranza, possiamo trovare Fratelli d'Italia, un partito conservatore con idee nazionaliste e filo-atlantiste, guidato da Giorgia Meloni (cresciuta all’interno della grande e importante comunità umana e politica di Colle Oppio, nonché cuore e casa della destra nazionale e sociale). Questo partito si trova nella stessa coalizione della Lega, ex Lega Nord, un partito guidato da Matteo Salvini. Nato come un partito regionalista del Nord Italia, fondato da Umberto Bossi, oggi è diventato un movimento nazionale con posizioni anti-immigrazione e critiche verso l'Unione Europea. Nella stessa coalizione a sostenere questi due grandi partiti ci sono Forza Italia, un partito centrista con un approccio liberale all'economia, fondato da Silvio Berlusconi ma oggi condotto da Antonio Tajani, e Noi Moderati, composto da una coalizione di piccoli partiti di centro-destra e democristiani guidati da Maurizio Lupi.Questi partiti spesso vengono attaccati, anche con metodi discutibili, dai partiti progressisti e filo-palestinesi che fortunatamente si trovano all’opposizione, quali il Partito Democratico, il principale partito di centro-sinistra, nato dalla fusione di varie forze progressiste e che promuove politiche sociali a favore dei diritti civili (di chi pare a loro) e integrazione europea con a capo Elly Schlein. Questo partito è sostenuto, ma non troppo, da Italia Viva, partito fondato da Matteo Renzi dopo la sua uscita dal PD con lo scopo di portare avanti delle politiche liberali, e da Alleanza Verdi e Sinistra, un partito di sinistra radicale fondato da Antonio Fratoianni, che punta alla promozione della giustizia sociale, dei diritti dei lavoratori e della sostenibilità ambientale. Ultimamente, questo partito sta rafforzando i rapporti con il Movimento 5 Stelle, un movimento di sinistra radicale fondato da Beppe Grillo, anti-establishment, incentrato sulla lotta alla corruzione, democrazia diretta e sostenibilità ambientale, attualmente guidato da Giuseppe Conte. Questo movimento si è recentemente allontanato da Azione, partito centrista fondato da Carlo Calenda, ex ministro dello sviluppo economico che sostiene politiche economiche liberali e europeiste, ideale che lo ha portato ad un avvicinamento a +Europa, un partito poco conosciuto che sostiene l'integrazione europea e le politiche liberali sia in ambito economico che sociale, guidato da Emma Bonino.Per concludere questo articolo, che verrà reputato da qualcuno troppo di parte, vorrei ribadire non solo il mio appoggio alle forze conservatrici di maggioranza, ma anche l’importanza di custodire una propria identità politica che va manifestata soprattutto tramite il voto.

Dario saralvo 

-silendo libertatem servo
Carissimi lettori bentrovati, tempo fa vagabondando su internet mi sono imbattuto in diversi video, di breve e lunga durata, che mi hanno permesso di capirne di più su un mondo tanto complesso quanto interessante, a cui non avevo mai dato così tanta importanza come ora, visto il difficile scenario internazionale che si riflette inevitabilmente sugli affari interni della Nazione, ovvero l’intellingece: un servizio che si basa sulla raccolta e l’elaborazione di alcuni dati al fine di tutelare la sicurezza e la stabilita della patria. In Italia questo servizio è strutturato nella seguente modalità: al vertice troviamo il sistema di informazione per la sicurezza della repubblica (SISR), ovvero un sistema con a capo il presidente del consiglio a cui spetta il compito di nominare una persona che presieda il dipartimento delle informazioni per la sicurezza (DIS), un dipartimento che non opera solamente come consulente per la sicurezza degli organi governativi, ma fa anche fa da tramite tra questi ultimi e altri enti quali l’agenzia informazioni e la sicurezza esterna (AISE), fino al 2007 denominata servizio per le informazioni e la sicurezza militare (SISMI) e agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI), discendente diretta del servizio per le informazioni e la sicurezza democratica (SISDE), nonché lontana parente della "Gladio", un corpo militare composto da guastatori con una sede ancora attiva in Sardegna, formato a cavallo degli anni '60 e' 70, con lo scopo di bloccare una ipotetica invasione da parte delle truppe comuniste del Patto di Varsavia. Questo corpo si è trovato spesso e volentieri al centro di gravi scandali nazionali e accuse infamanti, portate avanti da partiti politici di sinistra, esponenti erano corrotti dai paesi comunisti. Questi enti oggi svolgono più o meno le stesse attività di raccolta e elaborazione delle informazioni, con l’unica differenza che l’AISE compie un lavoro di raccolta informazioni all’estero e di protezione delle ambasciate italiane con la collaborazione di altri servizi esteri di paesi alleati; mentre l’AISI opera solamente sul territorio nazionale, spesso a stretto contatto con la DIGOS, un reparto della Polizia di Stato e le SOS, ovvero delle squadre speciali dei Carabinieri , con l'obiettivo di neutralizzare eventuali minacce provenienti da organizzazioni terroristiche e cosche mafiose.
Per concludere vorrei invitare i gentili lettori a ignorare e contestare eventuali articoli e discorsi contenenti informazioni false riguardanti questo argomento, messe in circolazione da persone sprovvedute o pilotate da forze politiche pericolose e discutibili.

Dario saralvo 

Il coltello affilato della sinistra: fuori i violenti pro Palestina da piazze e università.

Carissimi lettori, ben ritrovati.
In questo articolo vorrei parlarvi delle associazioni pro Palestina presenti in Italia, che da mesi si trovano al centro di polemiche e dibattiti politici a causa del loro modo estremamente violento e, di conseguenza, pericoloso di manifestare. Tali associazioni sono talmente numerose e ben collegate tra di loro da rendere molto complicato ricostruirne i rapporti e gli organigrammi. Trovano sponda nella propaganda dei partiti, soprattutto quelli di centro sinistra e nei gruppi giovanili, i cui componenti si ritrovano spesso riuniti nei collettivi liceali e universitari e nelle ”associazioni culturali”, quali l’Associazione palestinesi in italia (API) gestita da Mohammad Hannoun sospettato di aver combattuto per Hamas in passato, l’Unione Democratica Arabo Palestinese (UDAP) coordinata da Anwar Oudeh, l’Associazione Donne Palestinesi d’Italia e i Giovani Palestinesi d’Italia (GPI). Il loro modus operandi è quello di organizzare comizi nelle università di roma, così da attirare i giovani nella loro orbita di influenza, basti pensare a quanto è accaduto a La Sapienza, dove l’ex terrorista Leila Khaled, già appartenente al Fronte Popolare per la Liberazione della Palestiana (FPLP), colpevole di aver dirottato un volo TWA-840 il 29 agosto 1969 e Abidnel Hali, noto per aver attentato nel 1984 alla vita di un diplomatico degli Emirati Arabi Uniti e ucciso la sua segretaria di origini iraniane, hanno potuto liberamente arringare la folla intervenuta. Questi gruppi devastano licei e università causando danni da centinai di migliaia di euro, ripagati da noi onesti cittadini tramite il versamento delle tasse allo stato. Imbrattano muri con slogan, stilano liste di proscrizione contenenti nomi d' ebrei o personaggi filo israeliani,picchiano poliziotti e organizzano convegni o manifestazioni che incitano alla violenza contro partiti politici conservatori come Lega,Fratelli d’Italia, ma soprattutto Azione Universitaria, i cui membri si sono battuti in nome d’Israele e del terribile odio antisemita. Uno scempio che viene mascherato da attivismo in difesa dei diritti del popolo palestinese, che secondo questi fiancheggiatori dei terroristi sarebbe oppresso da Israele, al punto da essere definito da alcuni come oggetto di un genocidio da parte dello stato ebraico.Per concludere vorrei invitare tutti a prendere le distanze da certi partiti, figure e associazioni e inoltre vorrei invitare tutti voi ad appoggiare coloro i quali sostengono l'Occidente e lo Stato d’Israele, unici baluardi di democrazia e civiltà.
Dario saralvo  

tiriamo le somme del  2024: alla maggioranza diamo un 28, per l'opposizione un timido 18!
Carissimi lettori, ben ritrovati! Ormai siamo giunti alla fine del 2024 e all’inizio del 2025. Mi sembra doveroso scrivere un articolo per tirare le somme, per quanto riguarda lo scenario politico, di quest’anno appena trascorso. Un anno che ha messo a dura prova sia la maggioranza che l’opposizione.
La maggioranza, composta dai partiti conservatori guidati da Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani, è riuscita nel 2024 a ottenere credibilità e una notevole percentuale di consenso, sia a livello nazionale che internazionale. Questo grazie a una linea politica ben definita e focalizzata sui seguenti obiettivi:
1. Politiche economiche: sostegno alle famiglie attraverso riforme fiscali come la flat tax, semplificazione degli obblighi contabili e fiscali per le partite IVA e il ceto medio, incentivi alla natalità e politiche demografiche per contrastare il calo della popolazione. Importante anche il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), con finanziamenti europei destinati alla transizione ecologica e digitale.
2. Gestione dell’immigrazione: attraverso il “Piano Mattei”, ispirato all’Agenda 2030, si è puntato a rafforzare i rapporti con i Paesi del Nord Africa per contenere i flussi migratori.
3. Politiche sociali: difesa dei valori tradizionali e della famiglia contro l’ideologia “woke”. Grande attenzione è stata rivolta ai giovani, con iniziative contro la droga e la criminalità organizzata, come esprime chiaramente il DDL 303.
4. Rafforzamento delle relazioni internazionali: particolare attenzione alle alleanze con i Paesi del blocco di Visegrad, con l’obiettivo di promuovere un’Europa di nazioni sovrane e cooperanti, specialmente sulla difesa dei confini e sulle fonti energetiche.
Nonostante gli innegabili successi, non ho assegnato alla maggioranza un 30 pieno, questo per alcune divisioni interne tra i partiti che minano l'azione di governo, come quelle tra Lega e Forza Italia; e per alcuni scandali, come l’inchiesta sulla “Gioventù meloniana”, condotta da Fanpage con metodi quantomeno discutibili. L’opposizione, composta dai partiti di centrosinistra guidati da Elly Schlein, Maurizio Landini, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, ha invece registrato un 2024 tutt’altro che positivo. Ho assegnato un “timido” 18 a causa di numerosi problemi, tra cui:
1. Scioperi strategici indetti da Landini (segretario della CGIL), spesso vicini al fine settimana, non per protestare contro salari bassi o morti bianche, ma per arrecare disagi alle famiglie.
Manifestazioni violente: molte proteste di collettivi e centri sociali si sono concluse con episodi di violenza, come bandiere di Hamas, bombe carta confiscate dalla Digos e agenti feriti. A ciò si aggiungono milioni di euro di danni a parchi, scuole, piazze e università, ripagati dai cittadini.
3. Iniziative discutibili: dal Gay Pride con episodi di cattivo gusto, se non fuori luogo, fino a esperimenti sull’orientamento sessuale di bambini sotto i dieci anni condotti in una nota università romana.
4. Scandalo Ilaria Salis: eletta al Parlamento europeo nonostante le accuse di aver occupato abitazioni appartenenti a cittadini onesti.
5. La continua ricerca di un ipotetico fascismo, in realtà inesistente, all'interno dell'attuale governo.
Nonostante il quadro generale tutt'altro che roseo, ho deciso di assegnare una sufficienza, seppur minima, anche per alcune misure positive intraprese da Alleanza Verdi e Sinistra. 
Non ci aspettano tempi facili, considerata la complessità del periodo che stiamo vivendo, aggravato da eventi come il rapimento della giornalista Cecilia Sala da parte dello Stato iraniano. Tuttavia, l’Italia è un Paese forte e sono convinto che saprà superare qualsiasi ostacolo.

Dario saralvo  

Il conflitto Russo-Ucraino: una spina nel fianco dell’Europa!
Carissimi lettori, ben ritrovati. In questo articolo vorrei parlarvi del conflitto Russo-Ucraino, che da oltre dodici anni sta seminando morte, distruzione e instabilità in tutto il continente europeo.  
Le origini di questo assurdo, quanto inquietante, conflitto risalgono al novembre del 2013, quando il presidente ucraino Viktor Yanukovich sospese la firma degli accordi di associazione con l’Unione Europea, scatenando così l’Euromaidan, ovvero un periodo di proteste e pesanti scontri nella capitale Kiev. Il 21 febbraio 2014, a seguito delle violente proteste e della sfiducia da parte del parlamento, Yanukovich decise di fuggire a Mosca.  
Alla fine di febbraio 2014, le truppe russe entrarono in Crimea, prendendo il controllo di edifici e punti strategici come sedi governative, emittenti televisive e radiofoniche, nonché basi militari. Il 16 marzo 2014, gli abitanti della Crimea furono chiamati a esprimersi tramite un referendum sull’annessione alla Russia. L’Ucraina e l’Occidente non reagirono militarmente, ma politicamente, rilasciando dichiarazioni in cui si affermava che il referendum fosse stato influenzato da infiltrazioni filorusse, un’accusa che in seguito fu smentita.  
Nell’aprile 2014, nelle repubbliche autonome dell’Ucraina orientale, le milizie filorusse dichiararono l’indipendenza. L’Ucraina, però, non rimase a guardare e decise, nell’estate dello stesso anno, di lanciare un’operazione contro le milizie sostenute da Mosca. A settembre 2014 iniziarono i negoziati a Minsk per fermare il conflitto sul nascere, ma furono interrotti nel febbraio 2015 a causa delle continue violazioni del cessate il fuoco.  
Nella primavera del 2021, la Russia iniziò a fare pressioni sull’Europa e sull’Ucraina, ammassando truppe al confine e riconoscendo le repubbliche di Luhansk e Donetsk. All’alba del 24 febbraio 2022, Mosca diede il via a una serie di attacchi su larga scala in Ucraina. Tuttavia, a marzo dello stesso anno, Kiev non cadde e l’armata russa si ritirò dal nord del Paese. Nell’estate del 2022, l’Ucraina rispose con offensive nel sud, nella città di Kherson, e nel nord-est, nell’area di Kharkiv, riconquistando terreno.  
A settembre 2022, la Russia indisse un referendum nelle aree sotto la sua giurisdizione, tra cui Donbass, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson, ma a novembre le forze russe, per motivazioni strategiche, decisero di lasciare Kherson in mano agli ucraini. Dopo questa ritirata, la guerra si trasformò in un conflitto di logoramento, con scontri concentrati nelle zone di Bakhmut e Avdiivka. Nel 2024, la Russia ha continuato a rafforzare le difese nei territori conquistati, mentre l’Ucraina ha ricevuto supporto mediatico e logistico dall’Unione Europea e dagli USA.  
Il 20 gennaio 2025, giorno dell’insediamento di Donald Trump, segna l’inizio della fine delle follie democratiche portate avanti dall’amministrazione di Joe Biden e kamala Harris. Già dal primo giorno, Trump ha promesso al mondo intero non solo di sostenere, a tutti i costi, il governo di Netanyahu e lo Stato democratico e legittimo di Israele, ma anche di fermare la guerra in Ucraina. Infatti, nei giorni successivi si sono susseguite una serie di telefonate, non calde ma roventi, tra Donald Trump, Vladimir Putin e il guerrafondaio Volodymyr Zelensky.  
Detto questo, io prevedo che accadrà quanto segue: il mitico Donald avvicinerà Vladimir Putin all’America e agli Stati conservatori sovranisti in Occidente, con l’obiettivo di isolare e infine far cadere Paesi canaglia come l’Iran, la Cina e quel cumulo di banche denominato Unione Europea.  
Concludo dicendo che, da una parte, ammiro il popolo ucraino per il suo amore verso la patria, meglio definito nazionalismo; tuttavia, dall’altra, vorrei vedere un Occidente, e soprattutto un’America, in ottimi rapporti commerciali e diplomatici con la Federazione Russa di Vladimir Putin.
Conflitto israelo-palestinese: l’attacco a Israele,la democrazia del Medio Oriente, dal terribile 7 ottobre a oggi.
Carissimi lettori, in questo articolo voglio ripercorrere i momenti più significativi della guerra tra Israele e Hamas, scoppiata a seguito dell'attacco del 7 ottobre 2023. Questo conflitto vede contrapposti Israele, uno Stato democratico, e Hamas, un'organizzazione terroristica sostenuta da alcuni Paesi islamici. Nei giorni precedenti all'attacco, i militari israeliani di stanza presso i valichi di frontiera con la Striscia di Gaza notarono movimenti sospetti di pick-up e mezzi pesanti riconducibili ai terroristi di Hamas e della Jihad Islamica Palestinese. La mattina del 7 ottobre, Hamas lanciò l'operazione denominata "Diluvio di al-Aqsa", scagliando oltre 5.000 razzi verso Israele in soli 20 minuti e penetrando nel territorio israeliano con l'obiettivo di colpire i kibbutzim nel Negev e il Nova Festival, un evento organizzato da un movimento ebraico per la pace. Questa giornata, ricordata nel mondo civile come l'11 settembre israeliano, si concluse con un numero tragicamente alto di vittime e con la deportazione di ostaggi dai kibbutzim a Gaza. Pochi giorni dopo, Israele lanciò una controffensiva nelle zone di Khan Yunis e Rafah. Nel dicembre 2023, l'esercito israeliano scoprì una vasta rete di tunnel sotterranei utilizzati dai terroristi di Hamas per nascondersi e operare indisturbati. A gennaio 2024, il Consiglio di Sicurezza dell'ONU approvò una risoluzione che prevedeva un cessate il fuoco nella Striscia di Gaza in cambio del rilascio di tutti gli ostaggi. Tuttavia, Hamas rifiutò la proposta, prolungando il conflitto. A maggio 2024, la Corte Penale Internazionale emise mandati di arresto per il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu e il ministro della Difesa Yoav Gallant, accusandoli ingiustamente di crimini contro l'umanità. Nonostante ciò, il governo israeliano rimase saldo e determinato a proseguire la lotta contro il terrorismo. Il 17 gennaio 2025, Israele e Hamas accettarono un accordo di cessate il fuoco, mediato da Egitto, Qatar, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti sotto la guida di Donald Trump. L'intesa prevedeva il rilascio degli ostaggi da parte di Hamas, il rilascio di prigionieri palestinesi da parte di Israele, il ritiro graduale delle truppe israeliane e l'ingresso di aiuti umanitari a Gaza. A marzo 2025, Hamas ha manifestato l'intenzione di liberare il soldato israelo-americano Adan Alexander e i resti di altri quattro soldati, a condizione che Israele cessasse totalmente il fuoco e riaprisse i valichi di frontiera. Il governo israeliano sta valutando la proposta, ma nel frattempo i combattimenti per la distruzione totale dell'organizzazione terroristica Hamas proseguono, così come gli sforzi per la liberazione di Gaza dal terrorismo islamico e il ritorno a casa di tutti gli ostaggi ancora detenuti. Alla luce di questi eventi, è probabile che Israele non accetti l'accordo e continui a mantenere una linea diplomatica ferma ma aperta. Le organizzazioni terroristiche Hamas a Gaza, Hezbollah in Libano e gli Houthi in Yemen, ormai indebolite dalla mancanza di uomini e rifornimenti, sono destinate a perdere potere. Nel frattempo, l'Iran, logorato dalle insurrezioni popolari e dalla perdita del sostegno della Russia, potrebbe crollare sotto la pressione americana, ponendo fine al suo regime oppressivo. Voglio concludere esprimendo il mio sostegno a Israele, uno Stato democratico impegnato in una lotta gloriosa contro il terrorismo islamico. Un plauso anche alla Federazione Russa, sempre più alleata di Israele nella lotta al terrorismo, e all'America repubblicana e conservatrice di Donald Trump, grande amico di Israele e simbolo di determinazione contro il crimine e il caos internazionale.
La guerra civile in Siria: la notte eterna d’Oriente.  
Carissimi lettori, in questo articolo vorrei parlarvi di uno dei momenti più oscuri d’Oriente, a causa della guerra civile in Siria, che ha devastato uno dei Paesi più affascinanti di questa regione, dato l’immenso patrimonio artistico e culturale che possiede.  
Lo scoppio di questa orrenda guerra civile risale al marzo del 2011, quando, sull’onda delle Primavere arabe (una serie di proteste e rivoluzioni scoppiate all’interno del mondo arabo tra la fine del 2010 e la fine del 2012) diverse manifestazioni ebbero luogo nella città di Daraa, a causa del malcontento della popolazione, stanca dell’alto tasso di disoccupazione nazionale.  
Nell’aprile dello stesso anno, il governo presieduto da Bashar al-Assad rispose inviando l’esercito, che represse la rivolta arrestando e uccidendo involontariamente numerosi civili.  
All’inizio del 2012, le proteste non solo ripresero, ma si trasformarono in una vera e propria ribellione, attraverso la costituzione di un gruppo di opposizione denominato Esercito siriano libero.  
Tra il 2013 e il 2014, alcuni gruppi jihadisti, tra cui lo Stato Islamico (ISIS) e Al-Qaeda, si schierarono con l’Esercito siriano libero e iniziarono a guadagnare sempre più terreno in direzione di Damasco, mentre l’esercito governativo, sostenuto dalla Russia e dagli Stati Uniti, intensificava le operazioni militari e i bombardamenti sulle postazioni dei terroristi.  
A cavallo tra il 2015 e il 2017, su richiesta del governo di Assad, la Russia avviò una campagna aerea, contribuendo così a riconquistare territori chiave come Aleppo e Raqqa, causando però milioni di perdite tra la popolazione civile.  
Nel febbraio del 2023, un violento terremoto colpì la Siria e la Turchia, aggravando la crisi umanitaria e facendo salire vertiginosamente il numero delle vittime innocenti.  
Nel dicembre del 2024, dopo 13 anni di conflitto, una rapida offensiva lanciata da gruppi terroristici sostenuti dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti ( guidati allora da una figura molto controversa, Joe Biden) portò alla caduta del governo Assad, considerato un baluardo anti terroristico contro lo Stato Islamico.  
I ribelli conquistarono Aleppo, poi Hama e infine Damasco, costringendo Bashar al-Assad a rifugiarsi in Russia per poter guidare la resistenza.  A gennaio dello stesso anno venne formato un governo fantoccio al servizio di Bruxelles, guidato da un uomo dell’ISIS, Ahmad al-Sharà, meglio conosciuto come Al-Jolani, nome di battaglia di colui che, dopo il tragico 7 ottobre, si è congratulato con l’organizzazione terroristica Hamas per quella che questo individuo immondo ha definito una "gloriosa operazione contro il regime sionista".  
Per concludere, vorrei dire che le cose non potevano andare peggio di così, ma prevedo e soprattutto spero che il nuovo governo americano, guidato da Trump, insieme alla Federazione Russa di Vladimir Putin, restaurino al più presto un governo democratico con alla guida Bashar al-Assad, colonna portante della lotta al terrorismo. Ma soprattutto spero che la più grande democrazia d’Oriente, ovvero lo Stato di Israele, avvii una campagna antiterroristica con l’intenzione di estirpare il cancro terroristico pari ad Hamas, che compone il nuovo regime criminale e terrorista di Al-Jolani, in nome della libertà delle minoranze cristiana e alawita presenti in Siria.
L’estrema sinistra sfasciona: incita alla violenza contro governo e sionisti; vogliono tornare agli anni di piombo!
Carissimi lettori, in questo articolo vorrei tornare su un tema che avevo già affrontato qualche tempo fa in un altro mio contributo, ovvero le organizzazioni propalestinesi presenti in Italia, come per esempio Giovani Palestinesi in Italia, gemellata con l’Associazione dei Palestinesi in Italia e Unione Democratica Arabo Palestinese che, insieme a diversi gruppi estremisti e altamente pericolosi per l’ordine pubblico, stanno riportando l’Italia ai terribili anni di piombo, tempi di violenza politica che nessun italiano onesto che conosce quel periodo vorrebbe mai rivivere.
Per estrema sinistra si intende l’insieme di tutte quelle correnti politiche, spesso legate al comunismo, in particolare al marxismo-leninismo e al maoismo, che comprende partiti come Rifondazione Comunista e i movimenti come, per esempio, Potere al Popolo, che si collocano più a sinistra dello spettro politico rispetto alla sinistra tradizionale e parlamentare.
Tra i fattori caratterizzanti della sinistra extraparlamentare troviamo la critica radicale e la lotta violenta contro il capitalismo e le sue istituzioni, come per esempio l’Unione Europea e l’Alleanza Atlantica, in chiave filorussa. A seguire, la volontà anche a costo di intraprendere la lotta armata, di superare l’economia di mercato in favore di riforme collettive o autogestite di produzione, volte a portare maggiori diritti ai lavoratori e la cancellazione totale di ogni disuguaglianza.
E infine, il rifiuto della partecipazione istituzionale o parlamentare in favore di lotte sociali dal basso, come per esempio i diritti delle donne, l’antifascismo radicale, la lotta alle disuguaglianze sociali e l’antisemitismo filo-sovietico mascherato da antisionismo, che diventano pericolosi dal momento in cui causano danni spesso ingenti a oggetti o persone.
A trasformare questi ideali in basi concettuali per sfasciare piazze e università ci sono diversi gruppi, divisi in movimenti, partiti e collettivi studenteschi liceali e universitari. Tra i movimenti più noti e pericolosi spicca il nome di Potere al Popolo (PAP), nato nel 2017 da un’alleanza tra ex militanti di Rifondazione Comunista, centri sociali e altri movimenti minoritari locali.
I militanti di questa organizzazione criminal-comunista si definiscono marxisti e anticapitalisti, nonché orgogliosamente sostenitori del terrorismo palestinese. Essi non solo sono sostenuti da altre organizzazioni criminali europee, ma anche da partiti (se così li possiamo definire) di stampo comunista, tra cui il Partito Comunista Italiano (PCI), rifondato nel 2016 e basato sulla dottrina marxista-leninista, che si fonda sulla centralità della classe proletaria e sulla lotta per i propri diritti. Insieme al Partito della Rifondazione Comunista, nato nel 1991 da una scissione del PCI contrario alla trasformazione in Partito Democratico della Sinistra (PDS),e al Partito dei Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo (CARC), la loro ideologia si basa su un finto pacifismo accompagnato da una lotta spietata contro i cambiamenti climatici e il precariato.
Donano appoggio istituzionale e protezione a organizzazioni criminali composte da losche figure militanti che si rifanno agli ideali dell’anarchia e dell’autonomismo, basati sulla lotta armata contro le istituzioni civili e democratiche, ma soprattutto contro lo Stato e le sue leggi. Tra i nomi delle organizzazioni spiccano la Federazione Anarchica Italiana (FAI) e la rete dei centri sociali autogestiti (CSA), ufficialmente composta da Askatasuna (Torino), XM24 (Bologna), Laboratorio Crash (Bologna) e infine dal CPA (Firenze Sud), che agiscono in stretta collaborazione con gruppi studenteschi dislocati in vari licei e università in Italia, tra cui i collettivi delle facoltà di Fisica e Scienze Politiche all’Università La Sapienza di Roma e i collettivi liceali autorganizzati dei licei statali romani Luciano Manara e Morgagni.
Queste organizzazioni di teppisti, soprattutto le ultime che ho citato, sono riuscite a causare, nell’arco di 365 giorni, un numero non indifferente di danni a persone e strutture, con doverose denunce nei loro confronti da parte delle vittime. I giornali indipendenti più rinomati parlano di circa 80 occupazioni, con danni che ammonterebbero a 300.000 euro per La Sapienza, 110.000 euro per UniPadova, 50.000 euro per UniTorino, 100.000 euro per UniMilano e infine 70.000 euro per i licei milanesi. Il tutto accompagnato non solo da 279 agenti di polizia ingiustamente feriti e altrettanti denunciati solamente per aver fatto il proprio dovere, ovvero proteggere la popolazione civile da queste frange estremiste, ma anche da diversi attacchi a liste politiche universitarie di destra, tra cui Azione Universitaria Sapienza, Vogliamo Studiare di UniMi e Azione Universitaria Pavia, con un militante che è stato ferocemente aggredito e pestato a sangue.
Per cercare di arginare questo fenomeno, i partiti che attualmente presiedono il governo di centrodestra hanno varato un decreto legge, denominato Decreto Sicurezza, mirato a proteggere le forze dell’ordine e i cittadini da questi violenti antagonisti.
Concludo ribadendo il mio pieno sostegno alle istituzioni e alle forze che attualmente sono sotto attacco e con l’appello ad abbassare i toni e le armi, al fine di placare questa ondata di violenza all’interno della società.
Il conflitto israelo-iraniano: il lume ebraico contro l’oscurità islamica radicale 
Carissimi lettori,in questo articolo vorrei ripercorrere insieme a voi alcuni passaggi storici e politici che hanno portato a ciò che stiamo vedendo in queste ore: lo scontro finale tra la luce dello Stato d’Israele e l’oscurità professata dal regime iraniano.
Durante il periodo dello Scià, i rapporti tra il neonato Stato d’Israele e il Regno di Persia erano ottimi e caratterizzati da una cooperazione strategica che si svolgeva soprattutto in chiave antisovietica, mediante un lavoro di intelligence condiviso e progetti militari. Tuttavia, i rapporti subirono un rapido declino a causa della rivoluzione islamica del 1979, che trascinò il paese verso un declino morale ed economico.
Il regime sciita si premurò fin dal primo momento di interrompere i rapporti con Israele, avvicinandosi sempre di più all’Unione Sovietica e alle organizzazioni terroristiche filo palestinesi, sia sciite che sunnite, tra le quali Hezbollah, che ricevette dai regimi sciiti ingenti aiuti durante la guerra in Libano, in chiave anti israeliana e contro le milizie cristiano-maronite. Anche Hamas riscosse importanti quantità di denaro e armi, utilizzate per compiere attentati in Israele, soprattutto durante la prima e la seconda Intifada.
Nel 2010, gli agenti segreti israelo-americani portarono avanti l’Operazione Olympic Games, con l’obiettivo di colpire e distruggere le centrifughe per l’arricchimento dell’uranio in Iran, più precisamente nella centrale di Natanz, attraverso l’uso del malware Stuxnet, un software dannoso che si propagava tramite chiavette USB, sfruttando la vulnerabilità del sistema operativo Windows.
Nel 2018, il Mossad, in collaborazione con la CIA, mise in atto una serie di attentati e sabotaggi, concretizzati in attacchi dinamitardi e incendi nei confronti di scienziati e alti funzionari del regime iraniano. Tra le persone colpite vi fu l’ingegnere Mohsen Fakhrizadeh, coinvolto nella realizzazione di impianti nucleari in Iran. Il regime rispose con minacce di attacchi contro Israele, che però non si concretizzarono.
Il 1° aprile 2024, invece, Israele bombardò il consolato iraniano a Damasco, provocando la morte di alti funzionari iraniani, a cui l’Iran rispose il 13 aprile 2024, lanciando oltre 300 missili e droni, che furono quasi tutti intercettati dal sistema di difesa israeliano.
Il 31 luglio 2024 fu assassinato Ismail Haniyeh, importante leader di Hamas, a Teheran. In rappresaglia l'Iran, il 1° ottobre 2024, lanciò 200 missili in rappresaglia, anch’essi tutti intercettati. Il 26 ottobre 2024 Israele effettuò pesanti attacchi aerei su siti nucleari e raffinerie iraniane, in un’operazione denominata dai vertici militari Days of Repentance.
Infine, il 13 giugno 2025 è scattata l’operazione Rising Lion, con un attacco israeliano su larga scala contro i siti nucleari di Natanz, Isfahan e Fordow, infrastrutture balistiche e centri di comando militare iraniani. L’operazione ha provocato la morte di numerosi scienziati e alti generali, tra cui Fereydoon Abbasi e Hossein Salami. Le vittime militari iraniane sono stimate tra le 200 e le 300, mentre Israele ha riportato decine di vittime civili a causa del bombardamenti di edifici civili da parte iraniana.
Nella notte tra il 14 e il 15 giugno 2025 Israele ha intensificato gli attacchi contro i siti di ricerca del programma nucleare iraniano. L’Iran, a sua volta, risponde con sciami di missili balistici e droni, alcuni dei quali intercettati dal sistema Iron Dome.
Tra il 19 e il 21 giugno 2025, i dirigenti iraniani, compreso Ali Khamenei, hanno preso in considerazione ritorsioni e vie diplomatiche. Il 20 giugno, invece, gli Stati Uniti hanno rafforzato la difesa israeliana, anche se soprattutto per proteggere i propri interessi economici e strategici in Medio Oriente, in particolare con l’Arabia Saudita e altri paesi sunniti, che per un reale impegno verso l’unica democrazia della regione, Israele. Tuttavia, gli USA hanno esitato a entrare direttamente nel conflitto.
Il 21 giugno 2025 Israele ha colpito nuovamente Isfahan con oltre 150 missili, mentre gli Stati Uniti hanno dispiegato bombardieri B‑2 nel Pacifico. Il 22 giugno, sotto la presidenza Trump, gli USA hanno attaccato tre siti nucleari iraniani con B‑2 e missili Tomahawk, decidendo di entrare attivamente in guerra.
Secondo fonti non ufficiali, le vittime iraniane sono salite a 343, mentre Israele ha confermato che le forze statunitensi hanno abbattuto diversi missili balistici iraniani, contribuendo alla difesa del proprio spazio aereo.
Sulla base di tale contesto prevedo che gli attacchi congiunti di Stati Uniti e Israele non si fermeranno fino allo sgretolamento parziale o totale del regime criminale iraniano guidato da Ali Khamenei, che da anni opprime il vero spirito del popolo persiano.
Concludo esprimendo il mio pieno sostegno non solo al glorioso Stato di Israele, ma anche al popolo iraniano che, in questi giorni, sta lottando contro il regime teocratico in nome della libertà, marciando per le strade con un motto che è diventato simbolo di resistenza: DONNA, VITA, LIBERTÀ.
La nostra Europa: tra federalisti e identitari.
Carissimi lettori, in questo articolo vorrei porvi davanti a un bivio, una sorta di crocevia tra due ideologie che, fin dalla prima metà del secolo scorso, influenzano il nostro continente: il federalismo e l’identitarismo europeo.
Il federalismo europeo nasce nel 1941 dalle pagine di un testo scritto da due dissidenti del regime fascista, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi. Si tratta di un documento che riporta le parole di due uomini che, dietro le sbarre di una prigione situata sull’isola di Ventotene, sognavano un’Europa unita e democratica. Dalle loro parole, i federalisti europei hanno forgiato una definizione precisa: per "europeismo federalista" si intende un’ideologia che sostiene la creazione di una grande confederazione di Stati europei, costituita da un notevole numero di istituzioni sovranazionali, dotati di poteri autonomi ben definiti in materia di politica estera, economia, sicurezza, diritti e ambiente.
Secondo i federalisti europei, tra i principali obiettivi che il federalismo dovrebbe perseguire ci sono: 
1. la creazione di un governo europeo eletto democraticamente dai rappresentanti di ogni nazione;
2. il rafforzamento dei poteri del Parlamento Europeo, in particolare del potere legislativo e del potere di bilancio;
3. il superamento del diritto di veto, cioè il potere di bloccare una decisione o un provvedimento anche se sostenuto dalla maggioranza degli Stati membri;
4. la promozione di una maggiore solidarietà fiscale e sociale tra i vari Paesi, attraverso il rafforzamento della moneta comunitaria attualmente in uso, l’euro, ottenibile tramite l’abbassamento dei tassi d’inflazione.
In contrapposizione al federalismo europeo, fortemente sostenuto e legato al progressismo, troviamo un'altra corrente di pensiero più vicina al conservatorismo europeo: l’identitarismo. Questa corrente, nata attorno agli anni ’60, ha trovato terreno fertile in Francia grazie al movimento politico e culturale della *Nouvelle Droite* (Nuova Destra), fondato dal politico e filosofo Alain de Benoist. Agli inizi degli anni 2000, tale movimento ha lasciato spazio al *Bloc Identitaire* (Blocco Identitario), un gruppo composto da giovani ispirati da uno stile rivoluzionario, tipico della sinistra radicale.
Attraverso le varie testimonianze scritte e orali — discorsi, libri, volantini — è possibile delineare una definizione politica e scientifica di questa ideologia: l’identitarismo europeo è un’ideologia culturale e politica che pone al centro delle sue idee la difesa dell’identità etnico-culturale europea e la lotta contro la globalizzazione, intesa come un processo di integrazione economica progressiva e di libero scambio di merci e capitali, e contro il multiculturalismo, ovvero la spesso fragile coesistenza di varie culture ed etnie in uno stesso territorio.
Tra le fondamenta di questa ideologia troviamo: la salvaguardia delle radici giudaico-cristiane e greco-romane, il rifiuto dell’immigrazione di massa, l’opposizione all’integrazione federale dell’Unione Europea.
Alla luce di quanto sta accadendo da due anni a questa parte, non solo in Europa ma nel mondo intero, dove due guerre stanno seminando morte e distruzione, io, da europeo, non posso che definirmi identitario fino al midollo. Lo faccio in nome non solo della difesa dell’identità giudaico-cristiana, messa a dura prova dall’avanzare della cultura estremista islamica proveniente da Paesi in guerra, nei quali ebrei e cristiani vengono quotidianamente perseguitati e massacrati, ma anche della difesa della sovranità nazionale, costantemente minacciata da superpotenze imperialiste come gli Stati Uniti d’America, sempre pronti a calpestare la sovranità di altri Stati in nome dei propri interessi economici e strategico-militari, basti pensare alla crisi di Sigonella.
Concludo dicendo che sono orgoglioso, in quanto europeo, delle mie radici giudaico-cristiane e della mia bandiera, il tricolore, che nessun Paese e nessuna moneta calpesteranno mai in mio nome. Esprimo, infine, la mia più profonda vicinanza a tutti gli ebrei e ai cristiani perseguitati dal terrorismo islamico.
Il caso al-Masri: tra accordi bilaterali e il ruolo della magistratura.
Carissimi lettori, in questo articolo vorrei parlarvi di un caso giuridico che si è poi trasformato in politico e che, da un anno a questa parte, sta generando un acceso dibattito tra opposizione e maggioranza all’interno del nostro Parlamento: il caso al-Masri.
La vicenda ha avuto inizio il 2 ottobre 2024, quando la Corte Penale Internazionale (CPI) ha richiesto un mandato di arresto per crimini contro l’umanità commessi nella prigione di Mitiga dal generale Usama al-Masri, che nel 2014 ha combattuto per la Forza Speciale di Deterrenza, una milizia schierata dal Governo di Accordo Nazionale in chiave anti-Haftar.
Tra il 6 e il 16 gennaio 2025, il generale al-Masri ha viaggiato tra Tripoli, Roma, Londra, Bruxelles e la Germania. L’Interpol gli ha notificato un avviso rosso, ossia una richiesta di arresto in caso di identificazione, su richiesta della CPI, che il 18 gennaio 2025 ha ufficialmente emesso il mandato d’arresto.
La sera del 19 gennaio 2025, il generale è stato arrestato a Torino dalla DIGOS, a seguito di un’identificazione avvenuta nei pressi dello stadio cittadino. Il 21 gennaio 2025, la Corte d’Appello di Roma ha però ordinato la sua scarcerazione, ravvisando un’irregolarità, ossia un vizio formale, nell’arresto, poiché il Ministero della Giustizia non aveva ricevuto né trasmesso gli atti provenienti dalla CPI.
Lo stesso 21 gennaio 2025, al-Masri è stato rimpatriato in Libia con un aereo dei servizi segreti italiani, senza seguire il procedimento di estradizione, suscitando numerose proteste da parte delle forze dell’opposizione. Il 27 gennaio 2025 infatti è stato presentato un esposto presso la Procura di Roma e il Tribunale dei Ministri nei confronti di Meloni, Nordio, Mantovano e Piantedosi, per i reati di favoreggiamento e peculato.
A febbraio 2025, la CPI ha quindi avviato un’indagine su possibili violazioni degli obblighi dell’Italia, in particolare per il mancato arresto e la scarcerazione senza confronto con la Corte. Il 30 giugno 2025 è stata depositata presso l’ufficio del Tribunale dei Ministri una memoria di un testimone delle atrocità commesse dal generale, chiamato Lam Magok, che ha chiesto il deferimento dello Stato italiano all’Assemblea degli Stati Parte e al Consiglio di Sicurezza dell’ONU per inadempienza.
L’11 luglio 2025, il Ministro Nordio ha annunciato un prossimo intervento informativo in Parlamento su quanto accaduto.
Detto questo, non comprendo perché l’indagine sia scattata esclusivamente nei confronti del governo italiano e non di altri governi europei degli Stati in cui il generale ha soggiornato. Tuttavia, condivido le azioni intraprese dal Governo Meloni, in nome dei buoni rapporti tra la Libia e l’Italia, che sarebbero stati certamente compromessi dall’incarcerazione del generale. In quanto pubblico ufficiale di un Paese straniero, il suo arresto avrebbe potuto essere usato come potenziale *casus belli*, e ciò, come anche un bambino potrebbe capire, avrebbe danneggiato gli interessi nazionali italiani in Libia, in particolare gli impianti Eni e lo sviluppo del Piano Mattei.

Chi sono

Il mio nome è Dario Saralvo, studio presso il Liceo delle Scienze Umane Renzo Levi.
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